Fame di speranza

Viviamo in un mondo in cui la gente ha fame, una fame che non si è subito in grado di interpretare. La fame fisica, per fortuna, nei Paesi sviluppati, non esiste più o è molto rara… ma esiste un altro tipo di fame molto diffusa, che mette sottosopra gli stomaci di molta gente e talvolta è responsabile delle malattie dell’anima di diverse persone, è la fame di speranza.

Quando un bambino piange, gli si dà il latte e questo si calma. Quando un adulto piange, è disperato o depresso, tutto ciò di cui ha bisogno, tutto ciò di cui deve nutrirsi, è la speranza. Invece, gli danno altre cose. Qualcuno gli sconsiglia persino di guardare con fiducia al futuro e di confidare nelle sapienti leggi dell’universo, quelle che, prima o poi, se ti lasci condurre, sistemano ogni cosa. Qualcun altro, coi suoi discorsi che tuonano dall’alto, gli incute solo timore. Lo trattano da stolto, da fesso, gli offrono le cose più disparate e, spesso, sbagliate, gli fanno credere che è meglio accontentarsi, consolarsi, anziché continuare a perseverare, malgrado le sconfitte.

Ed è così che la fame interiore di questi individui aumenta, arrivando a creare un buco nero, che, quando uno ha progredito troppo sulla strada della disillusione, poi è difficile chiudere, perché, a quel punto, non basta un boccone di speranza. Non basta una piccola svolta, un piccolo miracolo, per ridare a quella persona la forza di non arrendersi.

Tanti pensano che le persone del mondo sviluppato non abbiano sofferto nulla, ma invero non è così. Le radici storiche della sofferenza fanno parte di ogni singolo essere umano. Solo che esistono motivi diversi per cui le persone possono essere infelici e per cui hanno bisogno di essere incoraggiate e consolate.

Chi ha perso un familiare, chi ha perso il lavoro, chi non trova la propria strada, chi si sente solo, chi è stato tradito, chi si è ammalato… e tutti costoro hanno fame, tutti noi la abbiamo.

Per questo, una volta che troviamo la speranza, dobbiamo farci distributori della stessa, perché è una medicina e, come qualcuno l’ha passata a suo tempo a noi, noi dovremmo essere in grado di passarla agli altri, di tramandarla come un’eredità, col nostro lavoro, con le nostre parole, nella vita di ogni giorno.

Sì, perché per seminare cose buone, c’è bisogno di speranza. È da lì che bisogna partire.

A cura di Franny.

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