Le parole sono importanti, eppure diciamo o ascoltiamo così spesso quelle sbagliate. Una parola, una volta detta, ha il potere di ferire quanto un pugnale, di affondare in profondità, di aprire una ferita o una cicatrice che da fuori non si vede e gli altri non sanno che abbiamo.
Perciò, bisognerebbe fare attenzione, bisognerebbe pensarci mille, diecimila, volte, prima di dire qualsiasi cosa. Sì, anche se siamo persone trasparenti, che tendono a buttare fuori tutto senza neanche rendersene conto.
Le parole sono maledette, talvolta, non per il reale significato che viene dato loro da chi le dice, ma per il carico emotivo che assumono nel cuore e nella mente di chi le ascolta. Se chi ascolta, è avvelenato dai propri problemi, dalle proprie esperienze negative, da fattori variabili che opprimono la sua realtà, da pareri di persone malvage, allora distorcerà completamente il senso di tutto.
Non sempre ciò che ci sembra di intendere è ciò che gli altri ci vogliono dire. Spesso c’è affetto dietro la rabbia, c’è un ti voglio bene nascosto, un ci tengo, che fanno fatica ad uscire, perché si teme di non essere capiti.
Spesso, nell’ingenuità e nell’incertezza del nostro linguaggio, c’è una difficoltà nell’interagire e nel relazionarsi. C’è la paura del rifiuto, il timore di essere maltrattati e di essere feriti di nuovo.
Spesso quelle frasi lunghe, pesanti, interminabili, sono solo ansia. Spesso, il silenzio non vuole dire niente, solo che si ha da fare, che si sta lavorando, che si è impegnati. Spesso l’essere laconici e di poche parole, è timidezza e paura di non essere accettati. Spesso il parlare troppo senza dire nulla nasconde solo un forte desiderio di essere ascoltati da qualcuno e una grande solitudine interiore.
Quindi, come fare? Come uscire dal circolo vizioso delle parole sbagliate?

Spesso non si può, semplicemente non è possibile. Si possono frenare, ma, proprio come una valanga, un giorno o l’altro, usciranno fuori. Se sono lì -quelle parole-, prima o dopo verranno dette. Talvolta, sono una richiesta d’aiuto.
La cosa migliore da fare sarebbe formularle al meglio, non solo per evitare di essere fraintesi e di ferire, ma anche perché altri non possano ritorcercele contro e far vedere che noi stiamo dicendo qualcosa che non vorremmo dire.
Poi, bisognerebbe imparare a guardare ai fatti, che, spesso, parlano assai più chiaramente. Un fatto non può ingannare, un gesto, un sacrificio, una rinuncia, quelle sono cose che la dicono lunga.
“Se vuoi capire una persona, non ascoltare le sue parole, osserva il suo comportamento.”
(Albert Einstein)
Ci sono, tuttavia, anche parole forti, parole chiare e luminose, che hanno il potere di rischiarare i cuori di chi le sente e di riportare un po’ di gioia laddove, invece, prima c’era solo amarezza. L’importante è che tali parole siano usate saggiamente, con sincerità, nei momenti opportuni, oppure chi le ascolta non crederà siano davvero vere. Alla fine, parte tutto dai pensieri che formuliamo, perché sono quelli, poi, a diventare parole. Se inquiniamo con troppa negatività e dolore i nostri pensieri, le parole e le frasi che pronunceremo saranno impregnate solo di dolore e negatività. La vera sfida sta nell’ignorare quella parte nera di noi stessi e nel tentare di dire ciò che veramente vogliamo dire, senza paura. Siamo tutti comunicatori, dalla persona più piccola alla persona più grande, dall’ultimo al primo essere umano del mondo, e quello che diciamo, con le parole e anche con le nostre azioni, resta impresso, plasma la realtà che ci circonda, ha il potere di consolare, di ridare coraggio, di cambiare profondamente le cose.
“Le parole sono, nella mia non modesta opinione, la nostra massima ed inesauribile fonte di magia, in grado sia di infliggere dolore che di alleviarlo.”
(J.K. Rowling)

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