C’è un esercizio molto utile, che può aiutare a spazzare via le incomprensioni, le ostilità, le paure, le insicurezze, le invidie, le gelosie, i complessi interiori. Paradossalmente, consiste nello smettere di assolutizzare se stessi, uscire da sè e provare a guardare il mondo come lo vedono gli altri.
Provate ad immergervi nei panni di un’altra persona, prima di irrigidirvi, prima di insultarla, prima di giudicarla, prima di fare qualsiasi cosa. È un esercizio estremamente difficile, richiede una grandissima forza di volontà e una buona dose di autocontrollo.
Contate, chiudete gli occhi. Lasciate perdere temporaneamente la negatività e non prendete ogni virgola, ogni azione, ogni comportamento o atteggiamento, sul personale.
Noi tutti siamo istintivi, chi più chi meno, e spesso ce la prendiamo ingiustamente.
Un antico proverbio dice che devi camminare per molti chilometri con le scarpe di un altro, prima di aver compreso lui e la sua strada. Ciò è vero. Siamo diffidenti per natura, noi esseri umani. Perdiamo la fede e la speranza, così facilmente!
La nostra mente, come fa notare correttamente la scrittrice Gill Hasson, nel suo libro “La positività in tasca” è una fornace di pensieri. Noi siamo quotidianamente preda di una continua radiocronaca, una sorta di “dialogo interno”, che, talvolta, è positivo e costruttivo, talvolta è negativo e deleterio. Esso orienta le nostre azioni, le nostre decisioni e, nel lungo termine, le nostre abitudini e il nostro destino. I nostri pensieri, a seconda della nostra esperienza neurale, possono essere di tre tipi: positivi, negativi o neutri. Ogni volta che ci accingiamo a fare qualcosa, mentalmente lo anticipiamo. Facciamo ciò, catalogando l’evento o, nel caso delle persone, l’atteggiamento, in un cassetto della nostra mente: positivo, negativo, neutro. Le constatazioni e i pensieri neutri riguardano la quotidianità: es. “Piove, prendo l’ombrello”, “Ho fame, mangio”. Quelli negativi possono essere: es. “Avrà pensato che sia un cretino”, “Perché succede a me?”, “Non migliorerà mai questa situazione!”
Magari la persona con cui temporaneamente ve la prendete vi vuole bene, vi stima. Magari ha sofferto, magari ci sono dei motivi per cui non riesce a realizzare ciò che vorrebbe schioccando le dita, ma deve faticare duramente per farcela.
Forse quella persona che vi guarda storto, non ce l’ha con voi. Forse ha solo avuto l’ennesima giornata storta.
Forse quel parente più anziano, quell’insegnante, quel superiore, che vi incita così tanto a seguire una direzione e non un’altra, non vuole dimostrarvi che non crede in voi, ma solo offrirvi un po’ della sua esperienza. Forse, rivive la sua giovinezza attraverso di voi.
Forse quella persona che vi sembra così felice, nasconde una depressione e ha bisogno d’aiuto. Oppure è una persona semplice che ha appreso ad entusiasmarsi anche per le cose più piccole.
Forse quell’amica che non vi risponde o che non vi chiama più come prima, è solo stanca o stressata da qualcosa.
Forse quel capo, quell’esponente politico, quel dirigente, quell’attivista ha scelto di prendere quella decisione, perché la riteneva davvero la migliore, sulla base dei dati che lui/lei aveva nelle proprie mani.
Noi, tutti noi, tendiamo a distorcere la realtà che vediamo, con i nostri filtri, con la nostra sensibilità, con il nostro bagaglio culturale, emozionale ed empirico. Sono vie neurali e noi, come nota la Hasson, facilmente, finiamo per perderci in quelle più battute. Finiamo nella trappola della “distorsione cognitiva”. Se il pensiero negativo rappresenta la nostra forma di pensiero abituale, di per sè siamo fregati, finché non ne prendiamo consapevolezza. Il cervello è dotato di neuroplasticità e la sua struttura può modificarsi a seconda degli impulsi e degli stimoli, che noi gli diamo. La materia del cervello è costituita da neuroni, che trasmettono informazioni e si connettono gli uni agli altri seguendo dei sentieri o dei percorsi neurali. Ogni volta che facciamo o pensiamo qualcosa di nuovo, nel nostro cervello si crea una nuova via neurale, che sarà riutilizzata ogni volta che faremo la stessa cosa. E’ un po’ come per i computer e gli algoritmi. La via neurale si rafforza man mano che viene usata. Più volte percorriamo il medesimo tragitto, più diventa automatico imboccarlo. E’ come quando si deve scegliere se prendere una strada sterrata o una asfaltata. Chiunque prenderebbe quella asfaltata! In questo modo, le azioni quotidiane che compiamo hanno acquisito il loro automatismo. Così, il nostro modo di pensare. Se pensiamo sempre negativo o tendiamo a distorcere, lo faremo spesso, in modo del tutto involontario e innocente. A questo c’è una soluzione, per fortuna, basta respirare profondamente e dire a noi stessi “magari mi sbaglio”. Mettete in dubbio la negatività, se potete, più frequentemente della positività, perché, per assurdo, nelle situazioni limite, anche se le cose stanno peggio di quanto pensiate, sarà la positività a salvarvi.
Nel confrontarci con gli altri, noi polarizziamo ancora di più i pensieri e le emozioni. Diventa tutto estremamente più negativo o più positivo. Il nostro pappagallo interiore, se siamo tendenzialmente negativi, è di solito addestrato a farci del male: formula continui commenti su di noi e sulla nostra vita, ci scoraggia, ci rende insicuri in riferimento alle nostre scelte, ci rimprovera, ci addossa le colpe di ciò che di brutto succede a noi o ad altri. Nel caso del rapporto con gli altri, vi dirà “Non fidarti! Vogliono farti del male!”, “Ti puoi fidare solo di te stesso, visto?”, soltanto perché qualcuno non ha reagito come vi aspettatavate.
Mettersi nei panni altrui ci tira fuori da questo tipo di impaccio e ci permette di superare dei muri enormi, che di sovente creiamo con l’esterno, restando sulla difensiva.
Tentare di comprendere chi non la pensa come noi è essenziale. Vuol dire apprendere un nuovo punto di vista, arricchirsi, allargare il proprio orizzonte mentale, crescere. Siamo tutti diversi, è questo il bello. Abbiamo idee politiche variegate, crediamo in diverse religioni, abbiamo modi di cucinare, di vivere, di pensare, differenti… è questo l’essere umano.
E tutti, costantemente, pensiamo di essere gli unici a possedere la verità, ad avere ragione. Purtroppo, però, tutti, allo stesso tempo, abbiamo torto.
È solo ascoltando e mettendosi nei panni degli altri che si impara che ci sono molte verità e che, talvolta, a un problema possono corrispondere innumerevoli soluzioni.
A cura di Franny.
Bellissimo post ❤️ è una cosa che si dovrebbe sempre fare, o quantomeno provarci. Un abbraccio!
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Grazie di cuore❤! Gentilissima, come sempre! È vero😊! Spesso è difficile, ma vale la pena provarci! Non sempre mi riesce al 100%, ma è utile… in verità è mia mamma che da piccola mi ha insegnato a cercare di capire le altre persone😊è stata una buona maestra, mi ha aiutato a sviluppare un po’ di sensibilità ed empatia! Un abbraccio anche a te!
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