Pillole di ottimismo: “La ricerca della felicità”

Questo mese la nostra Pillola di ottimismo è un po’ speciale.

Trae ispirazione da un film molto bello, “La ricerca della felicità”, con Will Smith e il figlio Jaden Smith.

“La ricerca della felicità” (The Pursuit of Happyness) è un film del 2006, diretto da Gabriele Muccino e ispirato alla storia vera dell’imprenditore milionario Chris Gardner. Lo stesso milionario appare in un cameo, alla fine del film, mentre attraversa la strada in giacca e cravatta e per puro caso intercetta lo sguardo di Will Smith.

In primo piano, il vero Chris Gardner.
Una foto che ritrae, rispettivamente, Chris Gardner, Jaden Smith e Will Smith.

Il titolo del film si richiama alla Dichiarazione d’Indipendenza degli Stati Uniti d’America di Thomas Jefferson, in cui, fra i diritti inalienabili dell’individuo, sono contemplate anche la tutela della vita, della libertà e la ricerca della felicità.

La scena si apre con Chris Gardner (interpretato da Will Smith), che cerca di svegliare un figlioletto assonnato, interpretato da Jaden Smith.

Ogni giorno, Chris alterna la propria quotidianità fra la cura del figlio e la bizzarra e poco produttiva attività di vendita di scanner per la rilevazione della densità ossea.

“Mi chiamo Chris Gardner. Ho conosciuto mio padre quando avevo 28 anni. E da piccolo decisi che se mai avessi avuto dei figli, i miei figli avrebbero saputo chi era il loro padre. Questa è solo una parte della storia della mia vita. Questa parte si può chiamare <<Prendere l’autobus>>.”

(Chris Gardner, da “La ricerca della felicità”)

Lo spettatore viene quindi catapultato nella vicenda in medias res. Siamo a San Francisco, California, nel 1981, in una delle fasi di maggiore difficoltà economica sperimentate dal protagonista… Insomma, Chris Gardner si ritrovava nella condizione in cui si ritrovano oggi moltissimi uomini e moltissime donne che, ai tempi del Coronavirus, hanno perso i lavoro e tentano di mantenersi come possono. Gardner cercava di sbarcare il lunario con determinazione, vendendo scanner portatili per studi medici, in grado di fornire immagini più dettagliate rispetto a una semplice radiografia.

Chris e la moglie Linda hanno problemi ad arrivare a fine mese e pagare le tasse, dato che l’impiego di lei non è abbastanza redditizio e la maggior parte degli scanner di Gardner restano invenduti.

Un giorno, di fronte a un complesso di grandi edifici, Gardner assiste all’arrivo al lavoro di un broker a bordo della propria Ferrari e gli pone due rapide domande: “Che lavoro fa?” e “Come si fa?”.

Il broker gli risponde che basta essere bravi con i numeri e a trattare con la gente e che non serve necessariamente una laurea. Lì Chris vede tanti volti felici ed esprime il desiderio di poter provare, prima o dopo, anche lui, la medesima felicità.

La sua vita, tuttavia, è un puzzle di sacrifici e tensioni. Chris svela alla moglie di voler tentare la ricerca di un lavoro in una società di broker. La moglie fin da subito si dimostra contraria.

“Broker? E perché non astronauta?”

(Linda, da “La ricerca della felicità”)

Chris farebbe qualsiasi cosa per migliorare gli standard di vita della sua famiglia…

Si reca così presso la società, e, per avere il tempo di sostenere un colloquio con il responsabile dell’ufficio delle risorse umane, allo scopo di ritirare il modulo per candidarsi a uno stage, lascia uno dei suoi scanner in custodia a una hippy che cantava per strada. Questa, tuttavia, lo deruba.

“Perdere uno scanner voleva dire perdere quello che mi serviva per andare avanti un mese.” (Chris Gardner)

Nel contempo, si rende conto che a scuola suo figlio non impara niente, ma che finisce per passare ore e ore davanti alle telenovele in TV, malgrado la retta mensile di 150 $.

Le cose cominciano a cambiare quando a Chris Junior viene regalato un Cubo di Rubik, che allora rappresentava un rompicapo di difficilissima risoluzione, che giusto un professore universitario poteva permettersi di risolvere nel giro di 30 minuti.

Durante un viaggio in taxi con uno dei maggiori responsabili della società di broker, in cui Chris sognava di essere assunto come stagista, l’uomo, di fronte al disinteresse del suo interlocutore, impegnato nella risoluzione di un Cubo Di Rubik, glielo sfila dalle mani e lo risolve.

In questo modo, impressionando il responsabile, riesce ad essere assunto come stagista, ma Christopher non sa che le difficoltà non sono ancora finite e la strada per la felicità è ancora lunga… tanto che arriverà a comprendere che la felicità non è una meta, tutt’altro.

Di seguito il trailer del film, che fu divulgato alla sua uscita nei cinema:

https://youtu.be/oEcJbqXGD50

Se hai un sogno, tu lo devi proteggere

Ecco una fra le citazioni più significative della pellicola, che potete guardare comodamente su Netflix:

“Hey. Non permettere mai a nessuno di dirti che non sai fare qualcosa. Neanche a me. Ok? Se hai un sogno, tu lo devi proteggere. Quando le persone non sanno fare qualcosa, lo dicono a te che non la sai fare, se vuoi qualcosa, vai e inseguila. Punto.”

(Chris Gardner, da “La ricerca della felicità”)

Questa è la scena:

Questa frase, questo dialogo, fra padre e figlio, mi ricorda una discussione che ebbi con mia madre, tanti anni fa, quando le svelai qual era la mia maggiore aspirazione: scrivere, per essere vicino alle persone ed aiutarle. Avevo appena quattordici anni e rammento che mia madre, scettica e contrariata, mi rispose: “Ci sono tanti modi per aiutare le persone… tanti mestieri che potresti fare… potresti diventare un medico, un insegnante, quello che vuoi… perché vuoi proprio scrivere?”. Nella mia testa, però, c’era quell’idea e non c’era posto per nient’altro.

“Perché se le persone leggono cose belle, cose che diano loro l’opportunità di credere in loro stesse, realizzare i propri sogni e vedere il mondo sotto una luce migliore, sarò in grado di aiutarle davvero…” le dissi.

Mia madre ci mise diverso tempo per accettare la mia scelta. Eppure, inconsapevolmente, fu lei stessa a farmi capire che la scrittura era la mia passione, quando comprammo il primo PC. Un giorno, così, come Chris Gardner, compresa la mia motivazione e rassegnatasi, mi disse che se volevo provare a scrivere, potevo farlo, purché non mi aspettassi di raggiungere chissà quale traguardo e restassi sempre coi piedi saldamente ancorati a terra.

Così, in un tema delle scuole medie, nacque lo pseudonimo di Franny, che ancora mi porto dietro quattordici anni dopo.

Non importa come vada a finire, è bello avere dei sogni da seguire ed essere supportati fin da piccoli nel loro perseguimento.

Qual è il vostro sogno piccolo o grande? Ne avete? Qual è la vostra storia? Siamo ansiosi di ascoltarla!

A cura di Franny.

2 risposte a "Pillole di ottimismo: “La ricerca della felicità”"

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