“Serie non smettere mai di lottare”: Walt Disney, 3° puntata

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“Serie non smettere mai di lottare”: Walt Disney, 1° puntata

SE VI SIETE PERSI LA 2° PUNTATA, DOVE ABBIAMO RACCONTATO IL SUO PROGRESSIVO AVVICINAMENTO AL MONDO DELL’ANIMAZIONE, cliccate qui:

“Serie non smettere mai di lottare” : Walt Disney, 2° puntata

Se puoi sognarlo, puoi farlo

“Se puoi sognarlo, puoi farlo.”

(Walt Disney)

Si tratta di una delle frasi più celebri dell’uomo che ha costruito uno degli imperi più straordinari e fantasiosi di sempre, in un periodo difficile, di gravissima incertezza e instabilità economica. Oggi, nella crisi post-coronavirus, che ha colto impreparati molti Paesi e sta avendo serie ripercussioni a livello globale, è più importante che mai tenere a mente queste frase e rammentare che con la determinazione qualsiasi cosa è possibile. Chi ha le possibilità e la volontà di farlo, potrebbe davvero mettersi in proprio e dar vita a un’impresa: in fondo, tutti, da Disney, a Google, a Amazon, tutti hanno cominciato dal nulla.

Nel luglio del 1923, Disney si trasferì a Hollywood. Sebbene New York fosse allora il centro dell’industria dell’animazione, Walt finì a Los Angeles, in California, guidato da ragioni più private che professionali. Suo fratello Roy, infatti, era da tempo ammalato di tubercolosi, che aveva contratto primariamente nell’autunno del 1920 e che, poi, si era trascinato dietro, da una sanatorio governativo all’altro, dal New Mexico, all’Arizona, fino a Sawtelle, in California, distretto della città di Los Angeles vicino a Santa Monica. Nell’ottobre del 1923, i Laugh-O-Grams Studio dichiararono bancarotta. Come disse il padre Elias in più di un’occasione, Walt soleva rispondere alla sconfitta, facendo i bagagli e andando a cercare fortuna altrove.

“Avevo fallito,  ma penso sia importante sperimentare un fallimento di un certo livello quando si è giovani… ho imparato tantissimo da quell’esperienza.” (Walt Disney, in merito alla conclusione della sua avventura con i Laugh-O-Grams Studio)

Quando Disney approdò a Los Angeles, pensava di averla fatta finita una volta per tutte con i cartoon ed era deciso a diventare regista di film. Suo fratello Roy, però, era convinto che lasciare da parte il mondo dell’animazione non fosse nei reali propositi di Walt: diversi anni dopo, in merito, disse che, a quel tempo, egli avrebbe potuto trovare qualsiasi lavoro volesse, in particolare alla Universal, presso i cui set Walt bazzicava spesso, ma che non era davvero interessato; ciò che gli importava di più era mettersi in proprio e aprirsi un business tutto suo. Ritornò, così, ancora una volta, sui suoi passi, ai cartoon, e cominciò a lavorare a nuovi progetti, nel garage di suo zio. 

Ben presto, Walt ottenne addirittura di poter utilizzare della carta intestata con su scritto a caratteri grandi “Walt Disney, Cartoonist”, dove, come unico riferimento, veniva indicato l’indirizzo di suo zio “4406 Kingswell Avenue, Hollywood”.  Allora, Walt coltivava ancora fervidamente il sogno di vendere l’adattamento animato di Alice nel Paese delle Meraviglie, ma faticava a trovare un acquirente. Un colpo di fortuna si verificò, quando scrisse a Margaret Winkler, distributrice cinematografica di New York, che stava perdendo i diritti sui cartoon “Out of the Inkwell”“Felix The Cat”, e aveva bisogno di nuove serie. 

Margaret J. Winkler

La donna, che lavorava insieme al fidanzato Charles Mintz, gli rispose:

“Se le tue commedie sono belle quanto sostieni e quanto io stessa penso possano essere, noi due ci metteremo in affari.”

(lettera di Margaret Winkler a Walt Disney)

Il 16 ottobre 1923, Disney firmò un contratto per realizzare una serie di 6 film di Alice, con l’opzione, in caso di successo della stessa, di realizzarne altri 6.

Appena Roy uscì dal sanatorio, i due fratelli fondarono insieme i Disney Brothers Studio.

Walt e Roy Disney.

Le Alice Comedies non erano veri e propri cartoon, ma cortometraggi dove veniva utilizzata la tecnica del live-action con inserti animati. Non potevano essere nulla di più, dato che li realizzavano da soli, con mezzi limitati: Walt Disney era l’unico animatore e Roy il suo cameraman.

“Nei primissimi giorni di realizzazione di questi disegni, fu una vera lotta per la sopravvivenza. Fu una lotta per emergere, per rompere il ghiaccio.” (Walt Disney in un discorso del 1956)

“[…] Non avevamo una licenza. Non potevamo permettercela! Così eravamo soliti tenere d’occhio il poliziotto del parco, e poi correre via come pazzi per impedire che ci prendesse.”

(Walt Disney, in un discorso del 1957, mentre riviveva l’episodio del suo quasi arresto durante le riprese a Griffith Park)

Man mano che le produzioni Disney da sogno si trasformavano in realtà, i Disney Brothers Studio cominciarono ad ampliare gradualmente il proprio staff. Il 14 gennaio 1924, assunsero Lillian Bounds come assistente animatore.

“Provarono a farmi fare anche da segretaria, ma non ero molto brava in quello!” (Lillian Bounds)

Lillian e Walt, nel giro di pochissimo, si innamorarono e finirono per sposarsi il 13 luglio 1925.

La Disney Brothers Studio, nel 1926, avrebbe cambiato nome in Walt Disney Studio e nel 1928 in Walt Disney Productions1.

Un tributo ai coniugi Disney che ho rintracciato su Youtube:

Volete sapere cos’è accaduto dopo e come Walt Disney affrontò il periodo della Grande Depressione, che fece fallire tante aziende ma non la sua?

Aspettate la prossima puntata e lo scoprirete!

1 Le informazioni contenute nel presente articolo sono tratte da:

M. BARRIER, The Animated Man: A Life of Walt Disney, University of California Press, Los Angeles, 2007.

A cura di Franny.

3 risposte a "“Serie non smettere mai di lottare”: Walt Disney, 3° puntata"

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    1. Molto bene, si io un giorno guardando “Saving Mr Banks”, mi sono detta vorrei saperne di più su Walt Disney🙂💪, ammiro le personalità che si sono fatte da sole partendo da zero.. si anche io sono una fan accanita della Disney! Sullo studio Ghibli invece temo di avere delle lacune, le devo assolutamente colmare guardando qualcosa😃!! Ri-ciaooo😆🤗

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