Uscire da sé

Vi sentite mai come se foste fuori di voi e guardaste il vostro corpo, non riconoscendolo, da una prospettiva esterna?

Può succedere da svegli, quando riflettiamo, siamo pensierosi o malinconici. Può accadere nel dormiveglia, quando i nostri sensi sono attivi e la nostra mente vigile. Talvolta, alcuni hanno raccontato sia successo loro qualcosa di simile quando erano in coma, oppure durante un intervento chirurgico. In inglese, questo tipo di particolare percezione del sé si definisce OBE (Out of Body Experience) e con tale termine si tende ad indicare tutte quelle esperienze, in cui una persona sente di fuoriuscire dal proprio corpo fisico, ossia di proiettare la propria coscienza al di là di esso.

L’OBE è un’esperienza abbastanza rara, ma non impossibile da provare. Non è nulla di paranormale, in genere, e può capitare a tutti… solo che il fenomeno fa parte di quelle nicchie di oscurità della conoscenza che scientificamente sono difficili da spiegare. Al di là dell’OBE in senso lato, -ossia quel fenomeno di proiezione esterna della coscienza che avviene in quei casi limite, in cui uno sta per morire e vede le persone intorno a sé, oppure deve subire un intervento e vede i medici che lo stanno assistendo- voglio parlare dell’uscire da sé inteso come sensazione necessaria e campanello d’allarme per una nostra evoluzione.

Se ci capita di guardarci “da fuori” – soprattutto in periodi difficili, dove le difficoltà sono diventate così insormontabili, che abbiamo l’acqua alla gola e l’unica scelta possibile per non affogare è quella di assumere un punto di vista meno centrato e soggettivo- vuole dire che siamo dentro una spirale evolutiva. Nello specifico, siamo, anzi, in un momento di down, di antitesi, di lotta e riflessione interiore.

Si esce da sé per ritrovarsi, per riprendere, dopo un periodo di riposo, la fatica del cammino che i nostri piedi da sempre sono destinati a percorrere, qualunque esso sia.

Essere pensierosi significa uscire da sé, dal momento presente, e concentrare i propri sensi e le proprie emozioni verso qualcosa che è dentro di noi, che va elaborato… oppure verso qualcosa che stiamo immaginando. L’anima, che soffre e si espande oltre i confini limitati del corpo, è un’anima che sta crescendo. Forse, essa vuole raggiungere dei traguardi per cui ancora spiritualmente si sente misera e impreparata, forse è stanca di fare del suo meglio e non essere capita, forse vuole raggiungere una persona lontana o un sogno distante nel tempo.

Immagine tratta dal film “Upside Down”.
Immagine tratta da “La casa sul lago del tempo”.

Per Charles Baudelaire uscire da se stessi e amare vanno di pari passo. Quando esco da me stesso, cerco ciò che è infinito. Quando esco da me stesso, cerco di ricostruirmi laddove parti di me si sono scucite o sono andate perdute. Quando esco da me stesso, sono più ben disposto all’incontro con l’altro e ad essere meno egoista.

Uscire da sé vuol dire guardarsi in modo oggettivo, osservarsi, valutarsi, dirsi che va tutto bene o va tutto male, fare introspezione.

La caduta, la tristezza, l’uscire da sè, quindi, sono un indagarsi, una fase di antitesi hegeliana psicologica e spirituale, che è necessario affrontare per passare alla fase successiva e ritrovare le motivazioni che erano cadute dalle nostre tasche lungo il cammino.

Come uscire da sé?

Uscire da sé capita, è una tempesta che travolge all’improvviso. Tuttavia, si può provare a stimolarsi in modo da indagarsi profondamente, per capire se è possibile evolvere e come.

  1. Aiuta buttarsi nella vita… muovendoci e tentando di lottare per la vita che vogliamo, non solo ci prepariamo ad essa, ma ci avviciniamo anche a quella che è davvero destinata per noi. Il momento subito dopo, arriverà il tempo della riflessione.
  2. Può essere utile leggere libri o post sulla crescita personale e sulla comprensione delle nostre emozioni.
  3. E’ necessario, per indagarsi, prendersi del tempo per sé, da soli. Magari, uscire e stare a contatto con la natura, le piante, il cielo, allargherà i vostri orizzonti. Magari, rinchiudervi in una stanza zeppa di ricordi, con in sottofondo una canzone particolare, potrebbe essere la scelta più diretta.
  4. Infine, potrebbe servire cercare di esternare quello che sentite disegnandolo, o scrivendolo, ovvero essendo creativi.

A cura di Franny.

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