Voglio condividere con voi un racconto che ho scritto anni fa sull’invidia.
La colpa di Sabrine
C’era una volta una ragazza molto bella e intelligente, simpatica e buona con tutti.
Al villaggio molti ragazzi erano innamorati di lei e moltissime ragazze volevano esserle amiche.
Ella veniva sempre lodata per qualsiasi cosa facesse, in ogni singolo momento del giorno, e i suoi genitori erano molto orgogliosi di lei.
Il suo nome era Corinne e lei considerava, fra tutte le persone del posto, un’unica veramente sincera… quella era la sua più cara amica, Sabrine.
Anche Sabrine era una ragazza molto bella e aggraziata. Portava ricci castani sul capo, a differenza dei biondi e cascanti capelli di Corinne, e aveva occhi molto profondi, color castagna. Eppure la gente del villaggio non la notava come notava Corinne.
Costei, “Perché?” si diceva.
“Perché guardano sempre lei e mai una volta me?”
Ella non s’accorgeva che, invece, la gente lodava molto anche lei e la riteneva fortunata per l’essere amica di una creatura gentile come Corinne.
Venne un giorno che Sabrine si stufò di stare, come diceva, sempre “all’ombra di Corinne”, e meditò un piano per sbarazzarsi di lei, dopo aver visto costei chiacchierare di nascosto col ragazzo del quale si era innamorata.
Giunse allora davvero un brutto tempo per il paese.
Era la notte della vigilia della festa d’estate, quando una nebbiolina verde si disperse, dalla casa di Sabrine, in tutte le strade del villaggio.
Sabrine pensava, a notte fonda, e le pesava il cuore, mentre immaginava le belle mani bianche della ragazza inermi e immobili… i polsi senza più alcuna pulsazione…
Se lei fosse morta, pensò, tutti avrebbero riconosciuto lei come la più bella e la più intelligente del paese.
Così, per il giorno seguente, per la raccolta delle bacche dolci, che dovevano servire per la festa e che loro dovevano andare a raccogliere insieme, Sabrine aveva pensato a un bel piano.
Avrebbe lasciato Corinne da sola nel bosco, in modo che si perdesse e non riuscisse a trovare più il sentiero del ritorno. Probabilmente qualche orso se la sarebbe mangiata volentieri. Se era davvero così bella, sempre così intelligente, così buona… beh, anche la sua carne doveva avere un gustoso sapore!
Arrivò il giorno della festa e, così, le due ragazzine presero la strada del bosco, per cercare le bacche necessarie al banchetto.
“Stiamo prendendo una via diversa.”si accorse Corinne, dopo una buona mezzora che i piedi le facevano male.
Intorno a loro non c’era traccia di bacche commestibili e l’aria si stava facendo fredda e gelida.
Il corpo di Corinne era bello e luminoso come roccia nuda.
Il volto di Sabrine, invece, irradiava un’unica verde e spaventosa luce.
Era giunto il momento.
“Vado a vedere dall’altra parte…”disse . “Aspettami qui che torno. Credo che abbiamo sbagliato strada.”
Corinne, che era benevola di cuore e che tutto si sarebbe aspettata fuor che il poter essere ingannata dalla sua migliore amica, decise di ascoltarla.
“Fa’ presto però.”le intimò.
Sabrine, allora, già soddisfatta che l’amica non si fosse accorta di nulla, decise che poteva tornarsene tranquillamente al villaggio, lasciandola completamente sola nel bosco.
Non passò che una decina di minuti, quindi, da quell’istante a quello in cui la ragazza udì la voce profonda e dolce di Corinne chiamare il suo nome.
“Sabrine… Sabrine…! Dove sei?”
Sabrine, ovviamente, non rispose e, a qual punto, le comparve davanti un’enorme e orrenda bestia: un orso, un orso bruno di proporzioni spropositate.
Urlò di terrore.
“Ahhhhhh.”
Corinne, dall’altra parte, la sentì immediatamente e la chiamò ancora, con crescente preoccupazione nel cuore.
L’orso si mise sulle zampe posteriori e si erse in piedi dinanzi a lei.
“Ciò che hai voluto per lei,”disse. “non sarà certo risparmiato ora a te.”
Allora la perfida Sabrine sentì una fitta al cuore e comprese la gravità del suo errore.
“No! No!”supplicò, con voce sottile, la bestia.
“Perché? Perché non dovrei distruggere te, il cui animo non è contento di vivere tale quale è, al punto dal voler portare un’altra persona alla morte…”
“Cosa dici, orso? Io non…”si difese.
Subito le zampe dell’orso avanzarono verso di lei.
Un fruscio di foglie, informò poi la bestia che non erano più soli.
Non ci volle molto perché Corinne giungesse dietro di loro.
“…ciò che ho sentito mi ha sconvolto…”dichiarò. “…volevi davvero la mia morte, per invidia del mio viso? Della mia bellezza? Della mia simpatia?… quando tutti, ogni giorno, lodano oltremodo anche la tua?”
Il cuore avvelenato di Sabrine, in quel momento esplose, e un fascio di luce verde la lasciò.
“Orso, prendi la mia vita.”disse Corinne. “Ma lascia libera la mia amica. Così il suo volere sarà compiuto e la mia morte servirà a insegnarle quanto possa essere pericoloso e doloroso nutrire sentimenti d’invidia verso altre persone.”
L’orso acconsentì e, allungate le zampe in direzione della ragazzina, la avvolse in un crudele abbraccio e, come in seguito a una magia, non restò più traccia di lei.
Quel pomeriggio a Sabrine fu impartita una lezione molto importante.
Tornò a casa, singhiozzando, col grembiule infangato e il viso tutto bagnato dalle lacrime.
“Cos’è successo, Sabrine?”le domandò subito sua madre.
La bambina non diede risposta, vergognandosi del proprio egoismo.
Cos’aveva fatto!
Quella sera stessa le venne posta la medesima domanda da tutti i giovani del villaggio e, poi, da Garganta, la madre di Corinne.
“Mi sai dire, Sabrine, dove è mia figlia? Non è tornata con te e non avete preso bacche…”
Malva, che era la madre di Sabrine, aveva detto a Garganta che sua figlia era tornata indietro dal bosco tutta trafelata, in lacrime.
Sabrine, tutto d’un tratto, trovò allora il coraggio dentro di sé.
“E’ colpa mia!”disse. “E’ tutta colpa mia! L’ho uccisa, con la mia invidia… e lei ha salvato la mia vita… lei mi amava ed era la cosa più importante… era come se fosse mia sorella e io l’ho invidiata per ogni sua qualità più bella, quando invece mi sarei dovuta accorgere che quelle qualità che lei possedeva erano le stesse che possedevo anch’io!”
Piagnucolò quindi a lungo. Così, il resto del villaggio, resosi conto della situazione, interruppe immediatamente i festeggiamenti e si riunì intorno a lei.
E, proprio mentre piangeva più forte e sia Garganta che Malva si erano unite a lei, una voce ringhiosa proruppe dal folto degli alberi e una creatura quadrupede camminò piano e pesantemente verso di loro.
“In una sola cosa erra il tuo cuore, bambina.”
Sabrine sollevò istantaneamente lo sguardo e ritrovò gli occhi del vecchio orso brillare a pochi metri di distanza da lei.
“Non eri come Corinne completamente… poiché il tuo animo era più crudele del suo, in quanto l’invidia lo aveva corrotto.”
La folla rimase attonita di fronte all’orso parlante.
“Dov’è la mia amica?”singhiozzò.
L’orso subito disse: “Non sei più gelosa dei biondi capelli che sembrano raggi di sole e delle labbra carnose che paiono semi di pesca?”
“No!”urlò. “No, mai in vita mia ho commesso errore più grande…”
“Allora…”disse l’orso, facendosi da parte. “…se è come dici…”
E, dal nulla, da un bagliore di luce luminosa, Corinne improvvisamente comparve.
“Lo spirito nero entra negli uomini per far loro del male… ma, nello stesso male, è insito il bene… dipende se uno sa riconoscerlo o no. Questa era la tua prova, Sabrine del villaggio. Io ti ho perdonata, ora va’ e non provare mai più invidia in tutta la tua vita.”
Detto ciò, le due amiche poterono finalmente riabbracciarsi e l’orso fece passi distanti, finché non scomparve nel folto della foresta grigia.
“Spesso la divinità si manifesta nella più strana delle forme.”osservò Garganta. “Ma ringrazio il cielo per il ritorno della mia bambina.”
Malva si avvicinò a loro e abbracciò Sabrine:
“Se un tale interesse è stato posto alla vostra questione, è perché questa fosse una lezione per tutti.”
Da quel giorno, Sabrine comprese l’importanza del sacrificio e dell’amicizia e non nutrì mai più invidia per alcun essere vivente. La divinità aveva scelto di perdonare il suo errore e di dar loro una nuova possibilità di vita… questo per il sacrificio di un’umile e candida anima che era ogni cosa, fuor che presuntuosa e vanitosa del suo bell’aspetto, della sua simpatia e del suo stesso intelletto.
A cura di Franny.
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