L’Epifania è una festa religiosa che si celebra il 6 gennaio, in ricordo della manifestazione divina di Gesù bambino ai Tre Magi in visita a Betlemme. La regola vuole che si celebri 12 giorni dopo Natale, motivo per cui i cattolici la festeggiano il 6 gennaio (calendario gregoriano) e gli ortodossi, il cui Natale cade il 7 gennaio, il 19 gennaio (computo giuliano).
Il termine deriva dal greco ἐπιφάνεια, che significa appunto “manifestazione, venuta, apparizione divina”.
Nelle chiese cattolica, ortodossa e anglicana è una delle massime solennità, insieme al Natale, alla Pasqua e alla Pentecoste.
Si iniziò a celebrarla il 6 gennaio con Giovanni Crisostomo, che nel 386 d.C., in contrasto con le ricorrenze giudaiche, incominciò a sostenere fosse giusto fissare la festività del Natale il 25 dicembre. I primi cristiani di Gerusalemme, infatti, non celebravano il Natale il 25 dicembre. Alcuni documenti dell’epoca precedente a Crisostomo datavano pellegrinaggi più assidui da parte di vescovi cristiani, che avevano come mete il fiume Giordano e Betlemme, in date vicine al 6 gennaio, motivo che ha fatto ritenere che i primi credenti facessero cadere la natività in quel periodo. Crisostomo ebbe il merito di calcolare, secondo una sua interpretazione dei Vangeli, la nascita di Cristo nel mese di dicembre, basandosi sul fatto che San Giovanni il Battista fu concepito in settembre e che era sei mesi più vecchio di Gesù.
Altri storici attribuirono la separazione delle feste liturgiche del Natale e dell’Epifania al Concilio di Nicea del 325 d.C.
Comunque la si veda, se ci soffermiamo a contemplare la vicenda dei Tre Magi -grandi astronomi, uomini di scienza, ricchi e dotati di profonda saggezza – che si prostrarono di fronte a un’umile grotta, dov’era nato un bambino che poteva sembrare come tutti gli altri, non possiamo che restare un po’ sorpresi.
Cosa può averli incantati a tal punto da condurli là, in un posto povero, umile, dimenticato? Cosa può averli portati a lasciare tutte le loro attività, i loro doveri, a disobbedire a un re crudele, per andare a cercare un bimbo in fasce che si vociferava fosse il Messia?
Credo che solo un grande miracolo, qualcosa che abbia scosso intensamente i loro animi da capo a coda, possa averli portati lì. Rammento quando, nelle ore di catechismo, narravo questo episodio ai bambini che mi guardavano sbalorditi e qualcuno chiedeva “Ma come facevano a sapere chi era Gesù, se era un bimbo poverissimo, come tanti altri, che di certo non era nato in un palazzo d’oro?”.
Penso che ci fosse qualcosa di molto più sorprendente dell’oro, dell’argento e di tutte le cose umanamente intellegibili e immaginabili, come la scia di una stella cometa che conduceva direttamente a Betlemme, ma forse addirittura miriadi di episodi e fenomeni ancora più straordinari. La gente che ebbe la fortuna di vederlo, come i Tre Magi, ebbe una vera rivelazione del cuore, che la portò a dire “Quello è il Salvatore, quel bambino e nessun altro al mondo”.
A volte, ci sembra di avere tutto, ma non abbiamo nulla. Siamo poveri, poverissimi dentro, anche se siamo ricchi nelle apparenze. Sì, perché la vera grandezza sta nell’umiltà.
Buona Epifania a tutti voi!
Guardate un breve video tratto dla film Nativity:
A cura di Franny.