Fuga dei cervelli: soluzione o trappola per la crescita effettiva? No, non parliamo di trappola della liquidità, ma di un paradosso interno a un comportamento ad oggi diffusissimo.
Fuga dei cervelli vuol dire arrendersi. Eppure, si può fare il botto anche da qui. Quello che serve è solo il coraggio di spingere, di resistere, di credere e fare sacrifici per risollevare un paese che si trova in difficoltà.
Che differenza possiamo fare da fuori? Molta e molto poca. L’esperienza all’estero è fondamentale, ma se si torna nel paese d’origine… allo stesso tempo, se si vuole dare una mano al proprio Stato, è bene avere la fermezza di non scappare. A meno che non sentiate che il vostro destino è fuori, ci sono teste che devono rimanere dentro per permettere alla società italiana di andare avanti, di progredire.
L’incertezza e la sfiducia la creiamo noi, non solo percettivamente ma anche economicamente coi nostri comportamenti singoli, che diventano effetti domino che agiscono sulla massa.
Se nessuno tra coloro che sono veramente in gamba rimane, il destino del paese non potrà essere positivo. È come nelle profezie che si autoavverano, teoria che esiste sia a livello economico che sociologico, l’aspettativa ha conseguenze spesso molto cattive, se si permane nel pessimismo, così come ha conseguenze ed effetti molto buoni se ci si affida al pensiero ottimistico. I nostri pensieri diventano le nostre azioni, le nostre azioni le nostre abitudini. Nulla crescerà se io non mi aspetto che cresca. Possiamo fare tanto… voi tutti con le piccolissime azioni e reazioni quotidiane potete fare la differenza. Non pensate mai di valere troppo poco per essere testimoni e attori del cambiamento, come non crediate di valere così tanto da dover fuggire perché il luogo in cui siete cresciuti non vi merita.
Come ci vuole coraggio e determinazione a far funzionare le cose grandi, ce ne vuole altrettanto per far funzionare le cose piccole. Il fatto di dover necessariamente fuggire per avere fortuna a parer mio è parzialmente vero, è soprattutto un luogo comune nei paesi medio-sviluppati perché è chi sa cavarsela nell’incertezza e nella difficoltà a poter affrontare tutto.
Seppur nell’era del mondo globalizzato, il global non è nulla senza il local.
A cura di Franny.
Mah…. a me piacerebbe vedere dei dati statistici, ma dati raccolti seriamente: mi piacerebbe vedere che tipo di lavoro vanno a svolgere (e svolgono nel giro di 1 anno) tutti quei cervelli che fuggono dall’Italia.
La mia personale opinione (personale, quindi anche questa è in fondo basata sull’aria fritta) è che quella che viene chiamata “fuga di cervelli”
NON sia una fuga di GRANDI MENTI che vanno all’estero per DIRIGERE aziende che CAMBIERANNO il mondo,
bensì sia quella massa di laureati moderni (tipo quelli che fanno il corso di laurea per diventare influencer all’università “eCampus” di Novedrate) che ,conseguito il pezzo di carta, non hanno voglia di tornare al paesello di 100 anime in mezzo agli appennini
e quindi tirano avanti il loro periodo di eterna indecisione andando ancora più lontano con la scusa di fare un’esperienza e imparare l’inglese, per poi finire di fatto a fare i camerieri tra un festino e l’altro, in qualche ostello di moderni fricchiettoni laureati oppure in un miniappartamento pagato con l’aiuto di papà (i soldi dei lavoretti finiscono rapidamente in cocktail, canne e cocaina).
Spero che una eventuale seria raccolta di dati riesca a farmi cambiare idea.
"Mi piace"Piace a 1 persona
Eh sono d’accordo con te…😂😂anche secondo me in buona parte è così… è un luogo troppo comune e diffuso… parzialmente sarà anche vero che qualche testa come si deve si trova costretta ad andarsene, ma io sono convinta che uno se vuole possa fare la differenza anche da qui
"Mi piace""Mi piace"
Al limite posso capire che un ingegnere in un paesello del sud sia costretto a venire almeno in una città del nord, se vuole usare la sua laurea e non finire a fare il muratore o il contadino.
Ma andare fino a Londra per fare il cameriere… è solo fuga.
"Mi piace"Piace a 1 persona