Elogio del pianto

Piangi. Non vergognarti delle tue emozioni. Piangi perché piangere è da forti, non da deboli.
Piangendo dimostriamo a noi stessi che accettiamo di essere imperfetti e fragili, di non potere sempre tutto, di avere dei sentimenti e delle emozioni.
Piangere rende le persone vere. Hai mai fatto caso agli arcobaleni che spuntano dopo le grandi tempeste o i lunghi temporali?
Ecco, così sarà per le gioie che ti aspettano nel tuo futuro. Cose belle aspettano chi ha versato molte lacrime, ma sarà così solo se ci crederai.
È lecito sfogarsi e disperarsi, soprattutto dopo un periodo particolarmente duro e avvilente. Fa bene al corpo e allo spirito.
I veri duri piangono ogni tanto, sebbene di nascosto, sebbene in silenzio, e non se ne vergognano ma raccolgono le loro lacrime -qualsiasi cosa le abbia causate- e ne traggono fuori un nuovo punto di partenza.

Ci sono shock, separazioni, condizioni fisiche e malattie che non possono essere superati senza versare lacrime.
Piangi perché magari avevi perso te stesso/a e sorridi perché ti sei ritrovato/a.
Piangi perché ti manca qualcosa, piangi perché non hai vicino chi ami.
Non sei un robot, non restare impassibile di fronte a ciò che avviene intorno a te.
Piangi quel tanto che basta per ricordarti di cosa hai bisogno, dove vuoi arrivare, le cose terribili che vuoi dimenticare…
Piangi e verrai ascoltato… l’universo conosce già il motivo della tua temporanea tristezza e cercherà con ogni mezzo di consolarti, se presterai la dovuta attenzione.
Dopodiché, rialzati, riprenditi la fede che nutri per te stesso/a e per il tuo cammino e trova un modo per migliorare, trova un modo per essere veramente felice! Magari riparti da ciò che ti manca.
Le difficoltà non sono state disseminate sulla tua strada per caso, forse ti serviranno a raggiungere un obiettivo che ancora non comprendi.

Anche gli avvenimenti più sconfortanti possono farci capire qualcosa e farci prendere la giusta direzione per i giorni a venire.
Quello che ti resta da fare è andare avanti, un po’ alla volta, con grande coraggio, sperando, sperando senza mai smettere.

A cura di Franny.

4 risposte a "Elogio del pianto"

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  1. Bell’articolo. Ti ringrazio.
    Però non riesco ad essere del tutto d’accordo con la conclusione cosi’ ottimistica: “Piangi e verrai ascoltato”, “un modo per essere veramente felice”, “farci prendere la giusta direzione per i giorni a venire”, ecc.
    Ci sono cose brutte che sono… proprio brutte e, nonostante anch’esse insegnino qualcosa, il rapporto guadagno/perdita è talmente svantaggioso da non essere augurato nemmeno al peggior nemico.

    Soprattutto sto rivedendo il significato della parola “felicità”: credo che la felicità come tutti la immaginiamo non esista e sia solo uno specchietto per allodole, un’illusione che ci fa dannare lungo tutta la vita. Come se cercassimo di raggiungere la pentola d’oro sotto all’arcobaleno.
    Credo che si debba invece avere come obiettivo la serenità e i BREVI e fuggenti attimi di felicità semplice: gustarsi l’arcobaleno anzichè affannarsi per la sua pentola d’oro, per usare una metafora.

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    1. Ciao Marco! Scusa se rispondo sola ora.. grazie per il tuo commento… io sono convinta che qualsiasi cosa ci succeda nella vita, si debba cercare in qualche modo di rialzarsi dopo lo sconforto, ma dipende appunto da cosa ci colpisce come dici tu, perché ci sono cose terribili, come una madre che perde un figlio e molte altre cose… e sono d’accordo su quello che dici sul rapporto guadagno/perdita. Eh per me è uno stato d’animo la felicità, se hai occasione ti va leggi il mio articolo “Indossare la felicità”, è qualcosa che troviamo dentro di noi, uno stato d’animo, mai un traguardo purtroppo, è un’attitudine, uno spirito che possiamo adottare per affrontare la vita che interiormente si può ricostruire con gradualità dopo fatti gravi e delusioni. Sì, io concordo anche sull’ultima parte, le piccole cose che spesso ci sfuggono sono fondamentali!

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