Ottimismo o pessimismo? Questo è il problema.
Shakespeare forse avrebbe qualcosa da ridire, o forse sarebbe d’accordo con me. Sta di fatto che il modo in cui guardiamo la realtà influenza fortemente chi siamo, chi possiamo diventare, come affrontiamo le situazioni di difficoltà.
Essere persone ottimiste porta molti benefici. Io non ho intenzione di convincere nessuno che l’ottimismo sia la via del successo nella vita, anche se lo è in un certo senso.
Come diceva Albert Einsten: “Preferisco essere un ottimista e un folle, piuttosto che un pessimista e avere ragione”.
E’ semplicemente questione di prospettive. La vita di ciascuno di noi è piena sia di momenti belli che di momenti brutti. Tutto dipende dall’attitudine che adottiamo nell’affrontarli. Allora, secondo voi il bicchiere è mezzo pieno o è mezzo vuoto?
L’ottimismo è un’attitudine che manifesta se stessa nel modo in cui una persona pensa, agisce o vive. Ma dobbiamo essere cauti nel classificare l’ottimismo come una semplice distorsione della realtà, perché non lo è. E’ molto più di questo.
Secondo la psicologia positiva, dobbiamo distinguere tra il “Pollyannaesimo” (ottimismo ottuso) e l’ “Ottimismo Realista”. Questi termini derivano da una classificazione fatta dal Professor Martin E. P. Seligman. Quindi, quando pensate che essere ottimisti significhi guardare il mondo con indosso un grosso paio di occhiali a lenti rosa, state ingannando voi stessi: quello è il Pollyannaesimo.
Molti di voi dovrebbero conoscere il romanzo di Pollyanna, di Eleanor Porter, no?
La protagonista è una giovane ragazza che, dopo che entrambi i suoi genitori sono morti, viene mandata a vivere con la zia. A chiunque incontri, Pollyanna spiega il “Glad game” (gioco dell’essere sereni, grati) che suo padre le aveva insegnato prima di morire. Lui credeva che, qualsiasi cosa accadesse, ci fosse sempre una ragione per rendere grazie. Il gioco dell’essere grati protesse Pollyanna dall’attitudine severa e anaffettiva della zia: quando la zia Polly la mise in una triste camera del sottotetto, senza quadri, specchi o decorazioni, lei le fu grata perché pensava che, se avesse avuto una bella stanza, non avrebbe potuto ammirare i begli alberi fuori dalla finestra. Quando un uomo si ruppe la gamba camminando lungo la strada, Pollyanna gli ricordò che doveva essere grato perché gli rimaneva l’altra gamba sana. La storia si conclude con l’incidente di Pollyanna, da cui la ragazza esce paralizzata. Una vicenda molto triste, davvero.
Io penso che l’attitudine di Pollyanna verso la vita fosse esagerata ed è per questo che parliamo di “Pollyannaesimo” quando ci riferiamo a qualcosa di pericoloso, folle, il c.d. “ottimismo ottuso”.
Quello che dobbiamo capire è che l’ottimismo non è un esercizio di immaginazione, ma un modo di vedere il mondo con un sistema di idee produttivo, che ci renda attivi ed effettivi nel raggiungere i nostri obiettivi di ogni giorno.
L’Ottimismo Realista è quindi la capacità di vedere ciò che ci accade in una maniera obiettiva, cercando di vedere il lato positivo di ogni situazione senza però negarne gli aspetti negativi. Infatti, lo slogan dell’ottimista realista non è “Tutto è positivo”, bensì “Così è come stanno le cose… con la giusta misura di impegno sarà capace di rimetterle a posto, imparando a fare ciò che non so ancora fare.” Nel caso del bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno, un ottimista realista vede tutte e due le prospettive perché entrambe sono vere, nonostante egli cerchi di mantenere un’attitudine positiva perché è convinto di potercela fare.
La vita non è facile, spesso è crudele e difficile ma quello che dobbiamo fare è non arrenderci, essere forti e continuare a combattere. Quando vedi un amico morire, quando hai un parente malato, quando rompi un fidanzamento, perdi il tuo lavoro o la tua casa, le persone sono cattive con te ingiustamente, quello che devi fare è affrontare la realtà e rimboccarti le maniche. #thisisthepowerofoptimism
A cura di Franny